Esploriamo oggi il mondo dell’architettura focalizzandoci sul concetto di ‘barbacane‘. Questo elemento architettonico, carico di complessità tecnica e impregnato di significato storico-militare, si distingue per la sua rilevanza nella progettazione difensiva.
Esempio di barbacane (foto di Legendes Lorraines – Fonte: https://www.flickr.com) |
Cos’è il Barbacane
Il barbacane è un elemento che fungeva da contrafforte a una parete in muratura e veniva usato nel Medioevo per la realizzazione di fortezze militari e castelli per rendere più solida la muratura difensiva. Veniva posizionato a sostegno del muro di cinta del castello o della fortezza con lo scopo di rendere più forte e sicuro l’edificio.
Per fortuna ancora oggi si sono conservati praticamente intatti moltissimi castelli, palazzi e fortificazioni di epoca medievale e così possiamo ammirare ancora nel loro splendore i barbacani.
- a difesa di strutture militari e civili
- opera di sostegno di murature portanti
Viene però utilizzato ancora oggi per aumentare la tenuta di un muro, soprattutto quando la ristrutturazione interessa la fondazioni e la tenuta complessiva delle pareti.
Gli usi del barbacane
Il barbacane può avere diversi significati:
- struttura di rinforzo a costruzioni, e in particolare i rinforzi delle fortificazioni militari, sia di muratura, sia di materiali provvisori come puntelli o terrapieni; nelle opere difensive del passato indicò anche altri elementi protettivi;
- struttura difensiva a pianta semicircolare, che proteggeva l’accesso alla Città Vecchia. Apertura a forma di feritoia che si pratica in muri di sostegno delle terre, in briglie e simili, allo scopo di permettere lo scolo verso l’esterno delle acque di filtrazione.
L’esempio di Venezia e il barbacane “campione”
Particolare significato hanno invece i barbacani a Venezia. Per necessità di recuperare spazio utile per il passaggio pedonale nelle calli (visto che gli edifici a Venezia sono tutti vicini uno all’altro) i veneziani adottarono un sistema ingegnoso, ovvero quello di utilizzare i barbacani che potevano essere in legno o in pietra d’Istria.
Il recupero dello spazio
Questa struttura permetteva quindi di recuperare spazio abitativo utile al primo piano: in genere al piano terra si collocavano magazzini, negozi, e l’area commerciale mentre le residenze incominciavano dal primo piano. In questo modo utilizzando il barbacane, il primo piano e tutti i piani superiori possono usufruire di una superficie utile maggiore rispetto a quella disponibile a pian terreno.
La protezione contro le intemperie
I barbacani inoltre permettono di creare una sorta di protezione contro la pioggia e le intemperie per i pedoni e per i negozi stessi posizionati al piano terra, e di avere la calle leggermente più larga. Infatti può sporgere dal filo facciata al piano terra anche di un metro, in modo da avere una parte a sbalzo.
La funzione estetica
Infine i barbacani hanno anche una funzione decorativa e di abbellimento che segnava uno stacco netto tra il piano terra (commerciale, direzionale) e gli altri piani. Negli edifici più poveri i barbacani erano in legno, negli altri erano invece in pietra d’Istria, entrambi comunque intarsiati e decorati.
I barbacani a Venezia venivano realizzati in alcune zone per garantire un’adeguata distanza tra due edifici prospicienti e questo consentiva di:
- limitare la propagazione degli incendi (molto frequenti all’epoca);
- garantire una buona illuminazione e aerazione anche nelle calli più strette e buie per avere un ambiente più salubre. Concetti questi del tutto moderni.
Infatti la Serenissima Repubblica di Venezia era molto attenta alla pianificazione urbanistica e architettonica della città e stabilì un limite massimo per la larghezza dei barbacani
A tal fine fu realizzato nella zona di Rialto, precisamente in Calle della Madonna, un “barbacane campione” in pietra d’Istria, tuttora visibile. Questo barbacane campione definiva la misura massima di sporgenza consentita per questo tipo di struttura.
Il “barbacane campione” in Calle della Madonna a Rialto a Venezia (foto di Martina Sgorlon – Fonte: https://www.flickr.com) |
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