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Domicilio digitale: cosa sapere

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In vigore già dal 2018 arrivano importanti novità per imprese e professionisti contenute nel nuovo decreto semplificazioni per il domicilio digitale che sostituirà il vecchio indirizzo postale: scatta l’obbligo entro il 1° Ottobre 2020.

domicilio digitale
(foto di cuncon – Fonte: pixabay.com)

Domicilio digitale: di cosa si tratta?

L’articolo
37 del decreto Semplificazioni, relativo a “Disposizioni per favorire
l’utilizzo della posta elettronica certificata nei rapporti tra
Amministrazione, imprese e professionisti”
, introduce novità inerenti al
domicilio digitale e all’obbligo di darne comunicazione entro il 1° Ottobre 2020.
Vediamo in questo articolo una
guida completa su chi e come chiederlo, cos’è e a cosa serve, come
funziona e quali sono i vantaggi, i tempi e quanto costa
Nel 2018 con il nuovo
Codice dell’Amministrazione digitale, è arrivato
il nuovo domicilio digitale ovvero una piattaforma online per mettere in comunicazione Pubblica Amministrazione e cittadini.

In pratica il domicilio digitale è un indirizzo PEC (posta elettronica certificata) con firma digitale e con valore legale che deve essere comunicato alla Pubblica Amministrazione in modo che possa inviare (e viceversa noi possiamo inviare alla PA) notifiche, documenti, etc. il tutto per via telematica. Quindi questa piattaforma online di fatto va a sostituire la vecchia cassetta della posta.

Attualmente il domicilio digitale è obbligatorio solo per aziende e liberi professionisti che non siano in possesso di PEC ma la tendenza è di renderlo obbligatorio anche per i cittadini privati.

Domicilio digitale: Vantaggi

Il domicilio digitale ha diversi vantaggi:
  • serve per accelerare i tempi e ridurre la burocrazia;
  • diminuire la
    produzione di carta perché tutto avviene per via digitale (raccomandate,
    posta, tase, pagamenti, e tutte le comunicazioni della Pubblica
    Amministrazione) in ottica sostenibile;
  • eliminare i costi di spedizione (per esempio per le raccomandate);
  • tracciabilità di tutto;
  • recapito solo di comunicazioni istituzionali e non pubblicità.

Il domicilio digitale è un primo passo verso
la digitalizzazione delle informazioni e l’eliminazione della carta per
snellire l’apparato burocratico all’insegna della trasparenza e della
semplificazione.

Cosa bisogna fare per ottenere il domicilio digitale

Ottenere il proprio domicilio digitale è molto facile e veloce. Per i liberi professionisti e le aziende che hanno già una PEC non devono fare nulla in quanto le comunicazioni arrivano già all’indirizzo di posta elettronica certificata, mentre per i cittadini liberi professionisti e aziende che non hanno ancora una PEC basterà:

  • munirsi di un’identità digitale (SPID) sul sito Agenzia delle Entrate;
  • abbonarsi a un gestore PEC e ottenere così un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC);
  • comunicare l’indirizzo al Comune di residenza che lo comunica all’ufficio Anagrafe nazionale.

Il domicilio digitale, una volta comunicato alla Pubblica Amministrazione e inserito in Anagrafe, diventa pubblico e viene utilizzato dalle Pubbliche Amministrazioni per tutte le comunicazioni e notifiche di carattere legale e non. A questo punto la Pubblica Amministrazione e le aziende sanno che per inviare una comunicazione avente valore legale non serve più nessuna lettera cartacea, nessuna raccomandata.

Costi e tempi di attivazione

Attivare il domicilio digitale è davvero molto semplice e richiede pochissimo tempo con un semplice click. L’intero procedimento richiede pochi giorni e il costo di comunicazione e ottenimento del domicilio digitale presso il Comune di residenza è totalmente gratuito. L’unico costo da sostenere è l’abbonamento (che a seconda delle nostre scelte possiamo rinnovarlo ogni anno o ogni tre anni) dell’indirizzo PEC che varia da gestore a gestore ma in genere non supera i 10 euro e quindi assolutamente alla portata di tutti.
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Il domicilio digitale per chi è obbligatorio?

Allora come abbiamo già detto, attualmente è obbligatorio solo per imprese e professionisti con partita iva che non sono ancora in possesso di una PEC, mentre per i cittadini privati non è ancora obbligatorio, anche se è consigliato: in un futuro breve è molto probabile che diventi obbligatorio per tutti.
In pratica il decreto semplificazioni prevede l’obbligo per le
imprese già costituite in forma societaria e i professionisti di dare
comunicazione del proprio domicilio fiscale entro 1° ottobre 2020,
mentre per i professionisti con partita iva e le imprese già in possesso
di una PEC non devono fare nulla.

Quali sono le sanzioni previste?

La
mancata comunicazione del domicilio digitale alla data prefissata del 1° Ottobre 2020 comporterà per le società
l’assegnazione d’ufficio di un nuovo domicilio digitale, oltre che
l’irrogazione di sanzioni che vanno da un minimo di 206 euro, ad un
massimo di 2.064 euro.
Per quanto riguarda i professionisti, invece, “si introduce l’obbligo di
diffida da adempiere, entro trenta giorni, da parte del collegio o
ordine di appartenenza”, in un secondo momento, in caso di
inottemperanza alla diffida, si prevede “la sanzione della sospensione
dal relativo albo fino alla comunicazione del domicilio digitale”.
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