Frank O. Gehry e il movimento decostruttivista
Il Decostruttivismo o movimento decostruttivista è un movimento nato dalla pittura e precisamente dall’artista Kandinsky che de-costruiva gli oggetti tramite le entità linea, punto e superficie. Il Decostruttivismo visivo divenne un movimento dell’architettura contemporanea generando nuove forme e nuovi canoni architettonici il cui esponente maggiore fu l’architetto Frank O. Gehry noto soprattutto per la Walt Disney Concert Hall e il Geggenheim Museum do Bilbao in Spagna.
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Walt Disney Concert Hall (foto di Falkenpost – Fonte: https://pixabay.com) |
Decostruttivismo: origini, storia e caratteristiche
Fra i sette architetti, quasi tutti all’epoca sconosciuti al grande pubblico, ma successivamente affermate come lo star system dell’architettura contemporanea, invitati alla mostra, c’erano Frank O. Gehry, Daniel Libeskind, Rem Koolhaas, Peter Eisenman, Zaha Hadid, Bernard Tschumi e il gruppo Coop Himmelb(l)au. All’inizio questo nuovo modo di fare architettura fece fatica ad emergere ma successivamente con l’avvento della computer grafica e della tecnologia è diventato un vero e proprio modo di approcciarsi all’architettura e questi architetti ci hanno regalato e ci regalano edifici straordinari che hanno rivoluzionato e stravolto i canoni classici dell’architettura.
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Centro visitatori a Las Vegas (foto di maroushnader – Fonte: https://pixabay.com) |
Una visione pittorica dello spazio architettonico è il punto di avvio della ricerca del Decostruttivismo visivo, dove viene affrontato il tema del trasferimento delle due dimensioni della pittura a quelle multiple dell’architettura. Con il Decostruttivismo visivo si generano nuove forme di utilizzazione e creazione dello spazio, dove si viene a creare un nuovo ordine. Anche Frank O. Gehry, come gli altri architetti che si sono appoggiati al Decostruttivismo visivo, ha avviato una sperimentazione architettonica segnata da un’estetica anticonvenzionale; le sue architetture sono definite “non architetture”, sono forme plastiche, fluide libere dalle consuete coordinate cartesiane, secondo geometrie agili e fluttuanti capaci di prefigurare i paesaggi fluttuanti.
L’inizio degli anni ’90 diventano essenziali per l’affermazione e la messa in pratica delle teorie del Decostruttivismo visivo grazie anche all’utilizzo della computer grafica che ha permesso di portare avanti i progetti dalle forme bizzarre. Come sempre, in qualsiasi settore, all’inizio quando introduci qualcosa di nuovo è un salto nel buio e infatti Gehry come gli altri architetti decostruttivisti fecero fatica a imporsi nel mondo dell’architettura e c’era chi li criticava e chi invece li osannava (ancora oggi). Oggi sono diventate delle archistar anche perchè sono riusciti ad anticipare i tempi.
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Case moderne a Dusseldorf, arch- Frank Gehry (foto di whoffmann – Fonte: https://pixabay.com) |
Decostruttivismo: spazialità contemporanee
La prima è quella della metafora. Il lavoro di Frank O. Gehry cerca di tradurre nello spazio i principi dell’era dell’informazione e dell’elettronica: interazione, simulazione, correlazione, flussi di dati, immaterialità. E questo avviene con immagini forti e di grande efficacia. la fluidità che prende corpo nei suoi progetti determina uno spazio energetico ed attraente, leggero ed esaltante, che sembra mimare la simultaneità del funzionamento della mente e lo scorrere delle informazioni in rete.
La seconda è legata allo spazio, che è un intreccio tra principi contrapposti: pieno/vuoto, pesante/leggero, solido/fluido, aperto/chiuso, opaco/trasparente e così via; uno spazio analogo a quello che modellano l’ambiente naturale. La forma architettonica che ne deriva non è certo classificabile.
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Architettura moderna, arch. Frank Gehry (foto di Squirrel_Photos – Fonte: https://pixabay.com) |
La terza riguarda l’idea di paesaggio che attraversa tutta la sua produzione. I paesaggi di oggi sono modellati dalla progettazione digitale ma continuano a sviluppare le visioni aberrate dei primi dipinti. I progetti di Frank O. Gehry non si inseriscono nel paesaggio, ma ne delineano di nuovi, dalle forme complesse, inconsuete, paradossali, oltre l’opinione comune.