Habitat 67 di Montreal Canada: cos’è e chi l’ha progettata?
L’Habitat 67 è composto da unità modulari prefabbricate, su progetto di un architetto israeliano. Scopriamone caratteristiche e qualità…
![]() |
Habita 67 Montreal Canada (foto di Kelvimax – Fonte: https://pixabay.com) |
Habitat 67 di Montreal è un progetto sperimentale ideato dal giovane architetto israeliano-canadese Moshe Safdie presentato all’Esposizione Universale del 1967 come soluzione sperimentale e innovativa che concepiva l’idea di assemblare unità modulari prefabbricate in calcestruzzo armato secondo determinati schemi derivanti dai sistemi costruttivi industrializzati, riducendo tempi e costi, ma mantenendo comunque un certa qualità estetica e funzionale ideando così una nuova tipologia abitativa.
Sistemi costruttivi industrializzati
Lo sviluppo dell’industrializzazione edilizia ha avuto tra le premesse fondamentali la necessità di soddisfare un fabbisogno sempre più pressante di abitazioni e servizi attraverso la realizzazione programmata, in tempi contenuti, di molti edifici con bassi costi di costruzione. A tali premesse si è aggiunta la rarefazione della manodopera qualificata. Si sono così sviluppati sistemi costruttivi improntati a metodi di carattere industriale che si proponevano di ridurre i costi di costruzione tramite la produzione in serie di componenti edilizi. Il trasferimento all’attività edilizia dei processi tipici della produzione industriale ha dato origine ai sistemi di prefabbricazione.
I sistemi di prefabbricazione sono basati sulla produzione in stabilimento di componenti edilizi, cioè di parti dell’edificio dotate di un elevato grado di finitura, che vengono montate in opera attraverso operazioni di giunzione e di completamento.
Sistemi di prefabbricazione pesante tridimensionale
I sistemi di prefabbricazione possono essere a ciclo chiuso o a ciclo aperto.
I sistemi a ciclo chiuso, prevalentemente fabbricati in calcestruzzo armato, sono quelli costituiti da componenti che rispondono a un progetto unitario spesso prodotti da una stessa ditta. Questi sistemi danno luogo a quella che viene chiamata prefabbricazione pesante, ovvero quella che comprende sistemi costruttivi basati sulla produzione in serie in stabilimento di elementi prefabbricati in calcestruzzo armato appunto, realizzati con il massimo grado possibile di finitura, consentendo di ridurre al minimo le operazioni di montaggio in opera e di completamento dell’edificio. Essa comporta perciò criteri di organizzazione del lavoro e di impostazione dell’attività di cantiere del tutto diversi da ogni altro sistema costruttivo.
Il sistema a cellule tridimensionali, come quello utilizzato nel progetto Habitat 67 di Montreal, è un procedimento incentrato sulla prefabbricazione di elementi tridimensionali monolitici di calcestruzzo armato (chiamate “scatole” nel progetto Habitat 67 di Montreal), aventi una sezione formata da due pareti, completati in stabilimento con l’inserimento delle canalizzazioni degli impianti, il rivestimento delle superfici interne, il montaggio degli apparecchi sanitari ed elettrici e dei serramenti. La posa in opera in cantiere avviene accostando e sovrapponendo le cellule tridimensionali e collegando ad esse i pannelli a grandi dimensioni che verranno a formare la rimanente struttura. Segue poi la fase di finitura degli elementi non facenti parte delle cellule tridimensionali.
Schema di produzione e di montaggio delle “scatole”
Come si è detto, i sistemi di prefabbricazione necessitano di una programmazione del processo produttivo particolarmente orientata alla riduzione delle operazioni di assemblaggio dei componenti e di finitura della costruzione in cantiere. Il lavoro viene quindi organizzato per fasi successive impostate su una linea di produzione che permetta il maggior grado di finitura dei componenti.
Le fasi di produzione e di montaggio le possiamo riassumere così:
- realizzazione del basamento;
- posa dell’armatura delle pareti e del solaio;
- getto;
- calibratura della cellula tridimensionale;
- assemblaggio dei pannelli interni;
- finiture;
- montaggio di serramenti e arredamenti;
- trasporto in cantiere e stoccaggio;
- montaggio per sovrapposizione tramite gru.
Storia del progetto Habita 67 di Montreal
I sistemi costruttivi prefabbricati cominciarono a svilupparsi e a diffondersi negli anni ’60 in Italia e all’estero. In Canada il giovane architetto israeliano-canadese, appena ventiduenne allievo di Louis Kahn, sviluppò e ideò per il progetto Habitat 67 di Montreal, cercando di coniugare funzionalità costruttiva del cantiere con finitura e qualità estetica di una casa di periferia, una sorta di modello costruttivo universale da applicare alla realizzazione delle città. Il progetto iniziale prevedeva originariamente un programma ampio su vasta scala con la realizzazione di vari edifici, mille unità abitative in serie e una scuola. Ma alla fine il Governo canadese ha ridotto il numero di unità e furono realizzate solo 158 unità residenziali, costituite da 354 moduli identici prefabbricati (“scatole”) montati e incastrati in cantiere secondo varie combinazioni. Generalmente i sistemi industrializzati hanno notevoli vantaggi in termini di costi e tempi di realizzazione e sono molto adatti per la costruzione e la realizzazione di molti edifici in serie, ma a discapito però dell’aspetto estetico e qualitativo. Il giovane Moshe Safdie ha cercato appunto di andare oltre ideando Habitat 67 di Montreal come un vero progetto di architettura curando l’aspetto pratico ma anche estetico e di qualità della vita degli abitanti.
![]() |
Altra visuale del complesso edilizio Habitat 67 Montreal Canada (foto di ifinnsson – Fonte: https://pixabay.com) |
Quali sono le caratteristiche di Habitat 67 di Montreal?
In genere i sistemi di prefabbricazione pesante a cellule tridimensionali prevedono la sovrapposizione e l’accostamento dei moduli in modo lineare sia verticalmente che orizzontalmente. L’aspetto innovativo che ha saputo dare Moshe Safdie al progetto Habitat 67 di Montreal è quello rompere lo schema tradizionale e realizzare nuove configurazioni geometriche che prevedevano l’arretramento o l’avanzamento del singolo modulo rispetto a quelli sopra o a quelli sotto o ancora a quelli di lato. In questo modo si è venuta a formare una “dinamicità” prospettica e inoltre con questo sistema ingegnoso ogni appartamento era dotato di un giardino pensile, aria fresca e un massimo di luce naturale, secondo i criteri della più moderna edilizia sostenibile, concetti che allora non erano così scontati come possono essere oggi e soprattutto difficili da applicare a un complesso di appartamenti di dodici piani. Habitat 67 di Montreal è stato quindi un progetto innovativo perchè ha saputo integrare la qualità estetica e funzionale della casa giardino in periferia con i criteri di realizzazione di edifici multi piano per soddisfare la crescente domanda a prezzi di mercato contenuti. Habitat 67 di Montreal doveva poi essere smantellato finita l’Esposizione Universale ma hanno deciso di mantenerlo e ancora oggi esiste e funziona benissimo diventando un simbolo e un emblema per la sua epoca.