L’inquinamento è un problema importantissimo e di attualità tanto che bisogna
intervenire subito per cercare di ridurlo. E’ per questo che ormai da qualche
anno si sta lavorando molto con la bioedilizia e l’architettura sostenibile,
con materiali innovativi e tecniche costruttive all’avanguardia, per
migliorare la qualità dell’aria delle nostre città e del pianeta. Vediamo
assieme cos’è la ceramica bioattiva utilizzata come rivestimento di facciata
per ridurre l’inquinamento atmosferico.
Metropoli con aria inquinata (foto di Free-Photos – Fonte: pixabay.com) |
Da dove arriva la ceramica bioattiva
Anche se la ceramica bioattiva sembra un materiale nuovo e recente, in realtà
la sua origine parte qualche anno fa e precisamente dall’inizio degli anni
’60. In quel periodo infatti un gruppo di ricercatori giapponesi
dell’Università di Tokyo, cappeggiati da Fujishima e Honda, si misero a
studiare e fecero degli esperimenti con il biossido di titanio (TiO2) in grado
di sviluppare una reazione fotocatalitica per effetto della luce del
sole. Dopo vari esperimenti i due ricercatori hanno scoperto immergendo in
acqua ed esponendo poi alla luce del sole un pezzo di TiO2 e di Platino si
sviluppavano delle bolle di gas. Questo vuol dire che l’acqua si è divisa in
ossigeno e idrogeno con la sola presenza di luce e
senza l’utilizzo di energia elettrica. Il biossido di titanio inoltre con la sua elevata capacità ossidante è in
grado di eliminare tutti i composti organici.
A metà degli anni ’90 un’azienda giapponese TOTO ha messo appunto e
brevettato HYDROTECT®, un prodotto che mette assieme i vantaggi dovuti
all’azione disgregante del biossido di titanio a quelli di una
superficie idrofila in grado di favorire il dilavamento dalla superficie
grazie all’azione dei raggi UV.
Questo prodotto da dato vita così alla grande famiglia dei rivestimenti di
facciata autopulenti in grado di favorire il dilavamento delle superfici e
contrastare l’inquinamento con l’azione del sole e della pioggia. In
campo architettonico ha avuto molto successo soprattutto nelle grandi città
molto inquinate e con edifici con grandi superfici di facciata.
Cos’è la ceramica bioattiva
La ceramica bioattiva è un rivestimento speciale detto anche mangia-smog, cioè
in grado di ridurre l’inquinamento, eliminare lo sporco, favorire il
dilavamento e e degradare i vari composti organici per ossidazione. La
ceramica bioattiva altro non è quindi di un prodotto realizzato in ceramica
che contiene al suo interno biossido di titanio responsabile dell’abbattimento
degli agenti inquinanti.
Ormai sappiamo che gli edifici sono responsabili per circa il 40%
dell’inquinamento atmosferico e assieme alle industrie e agli allevamenti
intensivi sono la causa del surriscaldamento terrestre. Non possiamo più
quindi stare a guardare con le mani in mano e sono diverse aziende che hanno
creduto e investito su questo prodotto dalle origine antiche ma che negli
ultimi anni ha avuto sviluppi davvero molto interessanti. Sono moltissimi
architetti che hanno scelto di utilizzare elementi in ceramiche bioattiva sia
per i rivestimenti di facciata esterni ma anche per rivestire le superfici
interne degli ambienti.
La ceramica bioattiva in numeri
I prodotti in ceramica bioattiva sono tutti prodotti certificati e garantiti
da numerosi test di laboratorio. Da questi studi infatti è emerso che 1 mq di
superficie è in grado di pulire in circa 8 ore di esposizione al sole, circa
72 mc di aria sporca. Questo significa, dati alla mano, che se mettiamo 1000
mq di rivestimento al biossido di titanio è in grado di depurare l’aria
esattamente come un bosco delle dimensioni di un campo da calcio oppure
eliminare gli ossidi di azoto (NOx) prodotto da circa 70 automobili nel corso
di un’intera giornata. Questi dati sono molto significativi e incoraggianti e
ci fanno ben sperare in quanto risulta essere una soluzione molto valida per
contrastare l’inquinamento.
Dove viene utilizzata la ceramica bioattiva
Come abbiamo accennato nei paragrafi precedenti, le
piastrelle in ceramica bioattiva vengono principalmente utilizzate nei
rivestimenti di facciata esterni di grandi edifici con superfici estese.
Abbiamo visto infatti che più grande è la superficie trattata e maggiore sarà
la capacità di depurare l’aria. Ma molti architetti preferiscono utilizzare le
piastrelle in ceramica bioattiva anche negli edifici residenziali e per
rivestire superfici interne. Un esempio è la
facciata bioattiva realizzata dall’architetto Ricardo Stein in
collaborazione con Laminam in America Latina. Una facciata in grado di
produrre ossigeno come una di 1,5 ettari e che si pone come valida alternativa
al
Bosco Verticale di Stefano Boeri
a Milano.
La ceramica bioattiva di Casalgrande Padana
Nei capitoli precedenti abbiamo visto la storia e l’evoluzione scientifica e
tecnologica che ha poi portato alla scoperta dei materiali autopulenti e
successivamente alla realizzazione della ceramica bioattiva.
Se i primi passi sono stati fatti verso la fine degli anni ’60 è solamente
negli ultimi anni che si sono perfezionati certi meccanismi. Oggi infatti è
una necessità molto importante cercare di ridurre il più possibile
l’inquinamento atmosferico e ogni strategia è buona. In particolare un’azienda
italiana Casalgrande Padana, in collaborazione con il Dipartimento di
scienze biomediche, sezione di microbiologia, dell’Università di Modena e
Reggio Emilia, ha brevettato
bios Ceramics®, una linea di piastrelle antibatteriche in
gres porcellanato.
Oggi Casalgrande Padana è leader nella produzione di
piastrelle in ceramica bioattiva e offre una gamma di prodotti
variegata e certificata. Ovviamente la linea è davvero completa e offre la
possibilità di forme, colori per dar fronte a esigenze estetiche e funzionali
per esterni ma anche per interni. Le ceramiche bioattive sono ceramiche
antibatteriche, autopulenti e che aiutano a ridurre gli agenti inquinanti.
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