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L’architettura organica: cos’è e chi sono gli esponenti

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Con il termine architettura organica si vuole definire quella branca dell’architettura moderna che punta tutto sull’armonia tra l’uomo e la natura e mira a creare un nuovo modo per far convivere uomo e natura, per creare equilibrio tra ambiente costruito e ambiente naturale.

esempio di architettura organica al museo guggenheim di New York
L'interno del Museo Guggenheim di Nyc (foto di scott2293 – Fonte: https://pixabay.com)
Cos’è l’architettura organica
 
L’architettura organica è la tendenza architettonica moderna che ha avuto come caposcuola lo statunitense F. Lloyd Wright e i suoi diretti precedenti nell’opera di numerosi architetti, dagli inglesi Philip S. Webb (1831-1915) e Charles Voysey (1857-1941) fino allo statunitense Louis Henry Sullivan (1856-1924).
 
Si tratta di quel Movimento dell’architettura che trae dalla natura e dalle leggi che la regolano i principi fondamentali della sua metodologia progettuale. Mira a una concezione integrata dell’edificio, tesa a esprimere già nella pianta e nell’articolazione esterna anche le funzioni degli spazi interni e della sua abitabilità. In questo modo, l’urbanistica risponde a funzioni non solo utilitarie, ma di svago, educative e sociali.
 
Altri elementi sono l‘uso di materiali naturali e un rapporto dialettico fra architettura, ingegneria e ogni altra scienza (dalla sociologia all’ecologia) che concorra alla costruzione di un ambiente umanamente.
 
I principali esponenti dell’architettura  organica del movimento moderno sono Franck Lloyd Wright, Alvar Aalto e Mies Van der Rohe.
 
Il Guggenheim visto dall'esterno con la sua forma caratteristica
Il Guggenheim visto dall’esterno
(foto di 3759067 – Fonte: https://pixabay.com)

L’idea di architettura organica è strettamente collegata con quella di società organica. Si vuole creare infatti un nuovo equilibrio tra uomo e ambiente modificando il modo di costruire ma anche il modo di vivere.

Nel primo contesto, quello architettonico, ci sono dei principi guida per agire, molto chiari e concreti. E’ necessario ad esempio ridurre al minimo le partizioni e creare un’armonia dell’edificio con l’ambiente esterno rendendo l’abitazione più libera e abitabile.

Nel costruire le proporzioni devono essere logiche anche per le aperture interne ed esterne. Inoltre, è preferibile evitare le combinazioni di diversi materiali e invece incorporare organicamente gli impianti come elementi interragenti nella struttura dell’edificio. Anche l’arredamento deve assolutamente diventare parte integrante dell’edificio.

La casa di Rosenbaum di Frank Lloyd Wright
La casa di Rosenbaum di Frank Lloyd Wright
(foto di mcmullencharlie – Fonte: https://pixabay.com)
 

L’esempio di Frank Lloyd Wright 

Frank Lloyd Wright è considerato tra i più importanti maestri dell’architettura contemporanea, fino ad oggi il massimo architetto statunitense, appartenente alla generazione che precede quella di Le Corbusier, Mies van der Rohe e Walter Gropius.

Rimane di estrema attualità l’interpretazione che Wright diede dello sviluppo del paesaggio contemporaneo e in particolare la sua visione organica del rapporto tra uomo e natura, formulata compiutamente nel libro “Architettura organica” del 1939.

La tesi sostenuta da Wright si fonda sul superamento del concetto di oggetto inserito in un contesto; l’equilibrio tra la natura e l’artefatto poteva risolversi solo intendendo l’ambiente abitato dall’uomo come uno spazio unitario e interconnesso, un organismo da plasmare nella sua globalità e complessità.

Wright riuscì a riproporre, con una straordinaria capacità di inventare nuovi spazi e nuove composizioni di spazi,un rapporto con la natura che evocava i primi insediamenti dei pionieri e insieme soddisfaceva le complesse esigenze di una borghesia raffinata. Le sue opere tra l’altro rivelano una grande apertura verso esperienze storicamente e geograficamente lontane, dal Giappone classico all’architettura Maya, alla tradizione e alle nuove esperienze europee. Forse per questa ragione Wright ebbe un’influenza decisiva su tutte le tendenze europee. In Italia il suo più grande allievo e interprete oltre che amico fu l’architetto veneziano Carlo Scarpa che dopo un viaggio in America e in Giappone assorbì nel proprio linguaggio architettonico il linguaggio di Wright e dell’architettura organica.

Fallingwater: la casa sulla cascata

La casa sulla cascata è considerata ancora oggi uno dei massimi esempi di architettura organica e forse l’opera più celebre e conosciuta di Wright perfettamente integrata nel contesto e nella natura, quasi mimetizzata con essa. Nel suo disegno, la casa sulla cascata è stata identificata come “l’apoteosi dell’orizzontalità”.
 
Alla sequenza dei tre piani in cemento armato protesi nel vuoto, si contrappongono i setti verticali rivestiti in lastre di pietra che, posti a sostegno dell’intero edificio, rimangono arretrati sul versante del torrente. Le lunghe vetrate racchiudono lo spazio interno annullando il concetto tradizionalmente inteso di finestra e liberando la visuale verso la natura circostante.
 
La continuità tra interno ed esterno è rimarcata dall’impiego dei medesimi materiali. I percorsi lavorano sul tema della luce e dello spazio, procedono tra il retro della casa  e la scarpata, tra il buio e la ristrettezza della sezione per sfociare negli ambienti, dilatati e colmi di luce, affacciati sul torrente.
 
Parliamo nel dettaglio di questa fiabesca costruzione in questo articolo.
 

L’architettura organica in Europa e in Italia

 
Quando, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, con il crescere dell’influenza americana sull’Europa anche in campo culturale, le opere di Wright furono meglio conosciute, architetti di diversi paesi credettero di riconoscervi la conferma di itinerari di ricerca che anche da noi si stava imboccando.
 
Passiamo dunque in rapida rassegna le esperienze più significative di questo fenomeno chiamato Architettura Organica dall’architetto e critico d’architettura Bruno Zevi.
 

Il riferimento dell’opera di Wright alla natura e alle radici della comunità americana trovava l’equivalente in Europa nel maggior interesse per le tradizioni costruttive e i materiali locali, le particolarità paesistiche, la recuperata o di nuovo compresa forma specifica delle città storiche.

E questo atteggiamento era inteso come recupero di una nuova libertà creativa in contrapposto all’internazionalismo, al trattamento astratto dei materiali, alla violenta contrapposizione dell’architettura al paesaggio e alla città esistente che erano propri del Movimento Moderno inteso come stile.

La tendenza organica trovò un terreno fertile nei Paesi scandinavi, dove già alcuni architetti avevano sviluppato una ricerca nella direzione del recupero dei tratti nazionali. In Danimarca Kay Fisker ed Eric Moller, e poi Arne Jacobseen; in Svezia due grandi architetti, Gunnar Asplund e Sven Markelius ebbero una funzione analoga.

In Finlandia operò il maggiore architetto della tendenza organica, Alvar Aalto. Già la sua prima opera importante, il sanatorio di Paimio stabilisce un libero rapporto con la particolare natura del luogo, e la Biblioteca di Vijpuri presenta già le forme curve e i materiali naturali che saranno alla sua sigla.

Milano-bosco verticale- Stefano Boeri
Bosco verticale a Milano  arch. Stefano Boeri
(foto di maxterragni – Fonte: https://pixabay.com)

L’architettura organica ai giorni nostri

Frank Lloyd Wright è stato il pioniere dell’architettura sostenibile che conosciamo ai giorni nostri. I suoi progetti, realizzati e non, prendevano spunto dalle materie prime locali utilizzate ed era sensibilmente integrato con l’ambiente circostante, integrando architettura e natura, ritornando a quell’antico rapporto che aveva l’uomo primitivo.

Oggi è assolutamente indispensabile realizzare nuovi edifici o ristrutturazioni secondo i principi dell’architettura sostenibile e della bioedilizia, cioè un modo di concepire progettare e realizzare un edificio in un’ottica di risparmio ed efficienza energetica, con tecnologie e materiali all’avanguardia ponendo attenzione all’intero ciclo di vita dei materiali e dell’edificio con un’ottica particolare al riciclo e al riuso consumando meno risorse fisiche ed economiche possibili e integrando l’edificio con il contesto e il territorio.

I fondamenti ai quali si ispira l’architettura sostenibile possono essere rintracciati nel rispetto dei seguenti principi:

  • salute del corpo che deve essere garantita attraverso scelte progettuali che permettano di evitare localizzazioni scorrette degli edifici, escludere l’impiego di materiali tossici ed inquinanti, consentire condizioni ottimali di illuminazione, ventilazione e riscaldamento degli ambienti;
  • equilibrio e salute dello spirito che presuppone una ricerca sui ritmi vitali dell’uomo che deve tradursi nella progettazione di ambienti interni ed esterni che rispettino particolari regole armoniche;
  • armonia con gli ecosistemi naturali che consiste nel progettare edifici e prevede materiali e tecniche costruttive “a secco” che garantiscano la salvaguardia dell’ambiente, inteso sia come paesaggio, sia come tradizioni culturali. Ciò deve avvenire attraverso l’eliminazione degli sprechi nell’uso delle risorse materiali ed energetiche e attraverso il controllo di ogni possibile forma di inquinamento ambientale.

Oggi tutti gli architetti, famosi e non, progettano secondo i dettami dell’architettura sostenibile e tra i maggiori esponenti italiani riconosciuti in tutto il mondo sono sicuramente Renzo Piano e Mario Cucinella, oppure l’architetto Stefano Boeri che ha progettato e brevettato a Milano un grattacielo ecosostenibile riproducibile in tutto il mondo, il Bosco Verticale

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