Il rischio idrogeologico è un valore che sta ad indicare il rischio di pericolosità dovuto ai valori eccessivi di quantità d’acqua, derivanti dalla scarsa manutenzione dei corsi d’acqua e cattiva gestione del territorio, e la probabilità che possa accadere qualche evento estremo. Secondo la mappa del rischio ci sono delle aree più soggette e altre meno soggette a questo rischio.
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Rischio idrogeologico (foto di StockSnap – Fonte: pixabay.com) |
Cos’è il rischio idrogeologico
Il rischio idrogeologico, in maniera analoga al rischio sismico. individua le aree del territorio comunale o regionale più fragili e soggette a inondazioni o eventi estremi a causa di forti piogge e temporali.
Oggi, a causa dei cambiamenti climatici in atto, sempre più sentiamo parlare di rischio idrogeologico e ci rendiamo conto di quanto il nostro territorio sia fragile. Ma non solo è palese di come in tutti questi anni abbiamo trascurato la natura, costruito dove non si doveva e la natura ora inizia a presentarci il conto.
Detto questo ogni comune ha una mappa, chiamata mappa rischio idrogeologico, dove sono ben individuate le aree o le zone a rischio idrogeologico, con determinate classi di rischio. Queste classi indicano quanto effettivamente il rischio sia elevato o meno e di conseguenza gli interventi che eventualmente si possono fare o meno.
Secondo la Protezione Civile la definizione di rischio idrogeologico è la seguente:
Il rischio idrogeologico corrisponde agli effetti indotti sul
territorio dal superamento dei livelli pluviometrici critici lungo i
versanti, dei livelli idrometrici dei corsi d’acqua della la rete
idrografica minore e di smaltimento delle acque piovane.
In pratica si può dire che il rischio idrogeologico può essere definito come il prodotto tra la pericolosità legata a un evento idrogeologico e i potenziali danni che causerebbe a persone e/o infrastrutture (cioè l’esposizione).
Quali sono le cause
Il rischio idrogeologico dipende certamente dalle caratteristiche del terreno e del territorio (ad esempio in montagna e zone collinari è maggiore che in pianura) e anche dal tipo e quantità di vegetazione, ma dipende anche dalla cura o non cura del territorio, dalla pulizia degli scoli d’acqua e dei fiumi, dal fatto di costruire abusivamente su aree dove non si dovrebbe costruire. Tra le caratteristiche del territorio rientrano anche la conformazione geologica e geomorfologica, la distribuzione dei rilievi e la presenza di bacini idrografici relativamente piccoli:
Quindi sicuramente un territorio che per sua natura e caratteristiche fisiche è più fragile è anche più soggetto al rischio ma per questo queste aree devono essere maggiormente tutelate dai noi, ovvero dall’uomo che poi vive in quelle zone.
Inoltre l’altra causa sono i cambiamenti climatici causati in gran parte dall’inquinamento dell’uomo che provoca eventi sempre più estremi e frequenti causando danni ingenti e talvolta anche molte vittime.
Quali sono le aree a rischio idrogeologico
Abbiamo detto quindi che il rischio idrogeologico si può definire come il prodotto tra la probabilità di occorrenza (pericolosità) di un evento idrogeologico avverso e i danni ambientali potenziali associati a tale evento su popolazione e infrastrutture (esposizione).
Il rischio globale è dovuto all’interazione di fenomeni associati all’assetto geologico, idrogeologico idraulico e vegetazionale.
L’individuazione delle aree a rischio idrogeologico, suddiviso in rischio idraulico e rischio di frana, è esplicitamente richiesta dall’Atto di indirizzo e coordinamento per l’individuazione dei criteri relativi agli adempimenti di cui all’art. 1, commi 1 e 2, del decreto-legge 11 giugno 1998, n. 180/98”.
Inoltre il 2 marzo 2016, l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha presentato il
“Rapporto sul Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio” con l’obiettivo di di ottenere un quadro complessivo e aggiornato sulla pericolosità del territorio nazionale, nei confronti di eventi quali frane e alluvioni.
Da questo, ai sensi del D.lgs. n. 49/2010 (decreto che recepisce la Direttiva Alluvioni 2007/60/CE) perimetrate dalle Autorità di Bacino, Regioni e Province Autonome sul proprio territorio di competenza, l’Ispra ha redatto la mosaicatura delle aree a pericolosità da frana dei Piani di Assetto Idrogeologico (PAI).
Il rischio totale (R) per sua definizione è dato dal prodotto dei seguenti parametri:
R = P x V x E
dove:
R = Rischio totale;
P = Pericolosità, ovvero la probabilità che un certo evento accada in
un determinato sito con un certo tempo di ritorno
V = Vulnerabilità, ovvero il parametro legato alla capacità
dell’elemento a contrapporsi all’evento;
E = Esposizione, ovvero l’elemento fondamentale correlato al valore che
l’elemento esposto al pericolo assume in termini di vite umane, economici,
artistici, culturali o altro.
Classi di rischio: quali sono
La carta degli elementi a rischio è stata redatta sulla base della carta dell’uso del suolo mediante la classificazione:
Mentre il rischio è distinto in 5 classi:
Come si calcola il rischio idrogeologico
Ora che abbiamo visto cosa si intende per rischio idrogeologico e quali sono le classi di rischio vediamo ora come si calcola il rischio idrogeologico. Richiamando lo schema delle classi di pericolosità, la classe di rischio di una determinata area si ottiene in combinazione con lo schema della classe del valore degli elementi a rischio: