Zaha Hadid e l’utilizzo dei materiali innovativi
Zaha Hadid, irachena di nascita e inglese d’adozione, ha lasciato un segno significativo nell’ambito dell’architettura contemporanea, realizzando edifici con materiali innovativi e con forme non convenzionali.
Forme curve e materiali innovativi tipici dell’architetto Zaha Hadid (foto di cadop – Fonte: pixabay.com) |
Quando Zaha Hadid si affaccia sulla scena internazionale all’inizio degli anni ’80, da subito si intravede la sua carriera da archistar. Zaha Hadid, la prima donna che ha avuto l’onore di accedere nel 2004, ad uno dei premi più autorevoli dell’architettura, il Pritzker Prize, è stata capace di tradurre l’immaginazione in immagine, e l’immagine in architettura.
Ha cercato un modo, che le consentisse di rappresentare le sue idee, e l’ha trovato. Ha inseguito un principio, quello della fluidità, ed è riuscita ad applicarlo. Ha portato avanti il concetto che l’architettura deve poter essere capace di “infondere piacere” e ha lavorato per questo. Ma soprattutto, Zaha Hadid, esprime nelle sue opere la ricerca di un nuovo modo di accostarsi al progetto, sia che si tratti di edifici, di luoghi pubblici o di città. La sua personale, innovativa ricerca ruota intorno alle possibili modalità che consentano di rappresentare in architettura, la complessità e il dinamismo dell’epoca attuale.
Zaha Hadid, musa ispiratrice dell’architettura del XXI secolo e visionaria onirica, ha ritenuto che l’architettura dovesse esprimersi con una poetica diversa da quella rigida e razionale conosciuta fino a quel momento sviluppando, conseguentemente, uno stile “fluido” inimitabile e continuamente messo in discussione per ogni progetto.
Pista da sci Hungerburgbahn Bergstation a Innsbruch ad opera di Zaha Hadid (foto di bogitw – Fonte: pixabay.com) |
Spazialità contemporanee
Il lavoro di Zaha Hadid prende forma in un contesto culturale ampio ed eterogeneo dove le radici del mondo arabo si mescolano con le astrazioni degli artisti suprematisti, il rigore del Bauhaus con le suggestioni dell’informale e del pop, l’adesione al modernismo con l’energia legata ai concetti matematici di campo e flusso. Il risultato è un nuovo modo di concepire lo spazio architettonico, denso di energia, mutevole e attraente, uno spazio libero dalle consuete coordinate cartesiane; è uno spazio generato da linee e campi di forza, secondo geometrie agili e dinamiche.
Possiamo decifrare l’opera di Zaha Hadid attraverso tre chiavi di lettura:
La prima è quella della metafora. Il lavoro della Hadid cerca di tradurre nello spazio i principi dell’era dell’informazione e dell’elettronica: interazione, simulazione, correlazione, flussi di dati, immaterialità. E questo avviene con immagini forti e di grande efficacia. La fluidità che prende corpo nei suoi progetti determina uno spazio energetico e attraente, leggero ed esaltante.
La seconda è legata allo spazio. Lo spazio di Zaha Hadid è un irresolubile intreccio tra principi contrapposti elementari: pieno/vuoto, pesante/leggero, solido/fluido, aperto/chiuso, opaco/trasparente, etc. E’ uno spazio generato da processi analoghi a quelli che modellano l’ambiente naturale, svincolandosi dalle leggi di gravità per ancorarsi al paesaggio.
La terza riguarda l’idea di paesaggio che attraversa tutta la sua produzione. I paesaggi di oggi sono modellati dalla progettazione digitale ma continuano a sviluppare le visioni aberrate dei primi dipinti che faceva. I progetti della Hadid non si inseriscono nel paesaggio, ma ne delineano di nuovi, dalle forme complesse, inconsuete, paradossali, oltre l’opinione comune.
Guangzhou Opera House – arch. Zaha Hadid (foto di pixabay.com) |
L’estetica del movimento e l’uso di materiali moderni
In netta antitesi con gli edifici tradizionali, le opere di Zaha Hadid sembrano sperimentare diverse forme di libertà espressiva, anche nell’uso dei materiali. Zaha Hadid adotta i materiali del moderno: cemento, vetro, acciaio ma tende a utilizzarli a livello di massima esasperazione formale e strutturale. Il cemento, per esempio, non è solo un materiale costruttivo, ma serve a sostanziare l’immagine degli edifici, la forma e la qualità degli spazi architettonici. Lontano tanto dal trattamento a faccia a vista nel significato e negli esiti della tradizione modernista, quanto dal perfezionismo algido di Tadao Ando, le potenzialità dinamiche e plastiche di questo materiale sono esaltate dall’uso estremo e radicale sperimentato direttamente nelle costruzioni. Nella progettazione di interni, l’interesse si rivolge a materiali innovativi, termo-formabili: superfici continue che catturano il tatto, emettono informazioni e si trasformano al variare della luce. La ricerca di continuità spazio-temporale investe molte altre manifestazioni creative di Zaha Hadid. Dalla scenografia per il balletto di Frèdèric Flamand, Metapolis, ai tavoli, panche e divani progettati per Sawaya & Moroni si dispongono nello sazio secondo composizioni dinamiche e seriali. Attraverso forme ergonomiche, applicano anche al tema domestico il linguaggio disarticolato dell’astrazione.
Libreria e centro culturale Università di economia a Vienna (foto di martyr_67 – Fonte: flickr.com) |